Piove… e c’è la guerra

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fanti_con_ombrelloPiove. Oggi a Milano diluvia. Ho alzato gli occhi appena sveglia e mi è venuta in mente la foto preferita della mia collezione. E’ lì, sopra la libreria bassa che mi fa da testata del letto, appesa alla parete. La parete è tutta buchi perché le foto sono tante e tanti sono stati i tentativi di appenderle. E io non sono brava né precisa, non in queste cose. Troppa l’ansia e il piacere anticipato di vedermele lì, in bella mostra. E il muro –  adesso che ci penso – forse non è un granché.

Non so cosa raffiguri esattamente. Non lo sapevo anzi fino alla scansione e ai ritocchi del caso. Però ora ho visto bene: sono fanti della Grande Guerra in uniforme, mezzi dentro e mezzi fuori un edificio in muratura. E c’è una pozzanghera e dietro un parapetto semplice. E forse delle montagne. E poi un ombrello. E un tempo da lupi. Continua a leggere

Immagini dagli Archivi del Garda

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Abbiamo cominciato a pubblicare le immagini dagli Archivi gardesani. Pian piano riempiremo i contenitori, per ora un po’ vuoti: cartoline, cartografia, raffigurazioni della Magnifica Patria. E appena possibile filmati. E’ la sezione che a colpo d’occhio rende di più. Continua a leggere

Archivi del Garda

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Ci sono lavori che ti aprono la mente e ti costringono a uscire dal tua tana calda e confortevole e affrontare il mondo e avventure nuove. Sono i lavori migliori, ancorché i più faticosi.

Da qualche mese mi occupo della sistemazione di un sito di valorizzazione di archivi. Sono gli Archivi del Garda. Un progetto bellissimo, un’idea e una volontà che in tempi così schizzinosi per la cultura fa spalancare gli occhi dallo stupore. Uno staff di persone innamorate della loro terra e  delle proprie radici, che collaborano, studiano, scrivono e sistemano le carte di Salò e della Magnifica Patria di Riviera. Un sito dove raccogliere tutte le esperienze, la bibliografia, le notizie… tutto ciò che racconta la storia di quelle comunità sulle sponde del Benàco. Gli archivi soprattutto. Il centro è quello. Dagli archivi parte tutto e agli archivi tutto torna. Continua a leggere

“OH BEJ! OH BEJ! Gli autografi di Napoleone misteriosamente scomparsi” (4, fine)

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“Tutto tornava, fin qui. Restava sempre da torchiare quell’osso duro di Alvaro Jacojanni. Anche in questo caso, tuttavia, l’operatore cinematografico raccontò la solita storiella: la preziosa carta firmata di proprio pugno dal Bonaparte era spuntata dalle pagine ingiallite di un vecchio tomo acquistato così, tanto per fare, in una bancarella degli Oh bej! Oh bej!

Pensava, lo Jacojanni, di cavarsela in questo modo, invocando la sua buona fede, ma aveva fatto male i conti. Intanto lo attendeva una denuncia per aver omesso di segnalare alle autorità il secondo documento, dopo che il primo era stato riconosciuto – due anni prima – di proprietà dello Stato italiano e a questo indebitamente sottratto in circostanze che appunto si cercava di chiarire. E poi… ecco, poi lo attendeva una bella perquisizione, affidata al solerte maresciallo Gottardi della stazione dei carabinieri di Baggio su richiesta del vicequestore Feliciangeli del Commissariato Castello.

Sì, perché la storia non poteva essere finita lì: dov’erano gli altri tre preziosi documenti che ancora mancavano all’appello, oltre ai due già recuperati? Si cercavano ancora due lettere di Napoleone al presidente del Senato italiano del 18 dicembre 1809 e del 30 aprile 1811 e una copia della promulgazione del Codice napoleonico, in italiano e in francese, sottoscritta con firma autografa di Napoleone il 16 gennaio 1806. Continua a leggere

“OH BEJ! OH BEJ! Gli autografi di Napoleone misteriosamente scomparsi” (3)

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“Sui trent’anni, originario di Lecce, domiciliato ormai da tempo a Milano e da poco in quel di Baggio con una moglie e un bimbo, Jacojanni sostenne una versione difficilmente confutabile, per quanto non proprio convincente. Era lui – sì! – che aveva dato al conducente di vetture il documento, ma dopo averlo trovato dentro le pagine polverose di un vecchio libro acquistato per caso alla popolare fiera milanese degli Oh bej! Oh bej! a Sant’Ambrogio.

Diavolo di uno Jacojanni! Le indagini non poterono che subire una battuta di arresto. Siccome però – com’è noto – il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e poi del resto l’uomo ci mette del suo, non passò molto tempo prima che la faccenda tornasse nuovamente a galla. Continua a leggere

“OH BEJ! OH BEJ! Gli autografi di Napoleone misteriosamente scomparsi” (2)

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“Strano ma vero, tuttavia, la complicatissima e buffa vicenda degli autografi di Napoleone trafugati o semplicemente smarriti e poi recuperati a distanza di trent’anni aveva colpito la stampa del tempo. Sarà stato per la figura un po’ surreale dello sconosciuto operatore cinematografico o per l’intricato coinvolgimento di vari personaggi (e anche di qualche personalità), fatto sta che la storia aveva occupato per due giorni di fila la parte centrale di una pagina del Corriere della sera.

Due begli articoli, di quelli lunghi lunghi e fitti fitti, suddivisi in capitoletti, con titoli acchiappa-lettore: Misteriose vicende di autografi napoleonici sottratti e ora tornati all’Archivio di StatoUn altro autografo di Napoleone ritrovato. Documenti storici rintracciati in una perquisizione.

Ma sono i titoli dei capitoletti a raccontare il divertimento dell’anonimo cronista nel dipanare l’ingarbugliata matassa per i lettori: Una sparizione di 31 anni fa, Alla Fiera di oh bej oh bej, Le ultime peripezie, La solita storiella, Un singolare raccoglitore, Lettere di una celebre amatrice… Ingredienti sfiziosi, impastati col sorriso sulle labbra e con consumata abilità, conditi di bonaria simpatia per quel mascalzone di Alvaro Jacojanni, che si ostinava a negare l’evidenza.

Già… l’evidenza. Ma qual era l’evidenza?

Sulla falsariga del racconto divertito del cronista, la vicenda era andata più o meno così. O meglio, si può presumere che sia andata più o meno così. Continua a leggere

“OH BEJ! OH BEJ! Gli autografi di Napoleone misteriosamente scomparsi” (1)

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autografi_di_napoleoneNel 2011 credo, per altro lavoro che aveva richiesto lo spoglio di quotidiani d’epoca, ero incappata in due articoli degli anni Trenta che mi avevano attratto: la sparizione ai primi del Novecento di alcuni autografi di Napoleone dall’Archivio di Stato di Milano e il loro parziale e rocambolesco ritrovamento qualche tempo dopo. Ci avevo scritto su, divertendomi un mondo a sbrogliare la storia intricatissima e a raccontare i personaggi. Ci avevo scritto su per una pubblicazione seriosa, anzi seriosissima, proprio dell’ASMi. Non adatto e rifiutato e forse è meglio così: io scrivo ormai solo per amore mio, per leggere la storia secondo me. Di scientifico c’è il metodo, il tono è quello divertito e scanzonato di chi guarda alle carte per leggervi la vita (e i suoi misteri).

“Il maresciallo Gottardi ebbe un moto di stizza. Allora, Jacojanni! Ti decidi a parlare? Gli altri dove sono?”.

L’operatore cinematografico Jacojanni Alvaro fu Giuseppe non fece – come si dice – un plissé. Con l’aria più innocente del mondo, appoggiato a una parete con una sigaretta penzolante dall’angolo della bocca, posò uno sguardo svagato sull’enorme catasta di giornali e vecchie riviste che ingombrava una parte della stanza. Poi un sorrisetto malizioso gli increspò le labbra. Continua a leggere

Ah, l’amore… parte prima

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Vorrei che fosse un difetto della foto ma non è così: il quaderno dell’Unione Italiana dell’Educazione popolare è un inno alla precarietà e all’approssimazione. La carta è fragile e povDSC04667era, tutta piena di tagli e con il disegno in copertina fuori centro. Manco a dirlo – invece che aste,  letterine e pensierini di qualche scolaretto – raccoglie le pene d’amore di un innamorato respinto dei primi del Novecento. Acquistato per caso, con un piccolo lotto di documenti di altra natura giusto per fare cifra tonda, ogni tanto giace sulla libreria bassa che mi fa da comodino. Puntualmente mi addormento…

“Caleidoscopio. Che cosa è la vita? Un caleidoscopio rutilante e pazzo. Quando il primo vagito del neonato annunzia una nuova vitalità, principia l’embrione di chi un giorno sarà un essere definito che porterà il contributo atavico di passioni e di dolori, di verità e di ipocrisie nel caos di assurdità di cui è impastoiato l’atomo cosmico in cui viviamo. Alba e tramonto, parabola di virilità i cui capi si affratelano in sogni puberi e caduchi di speranze e di ricordi …”. Giuro che c’è scritto così. A questo punto già le palpebre si fanno pesanti. Di solito vado avanti di qualche riga sperando in un boccata d’ossigeno. Continua a leggere

Seta

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DSC04625 (2) - CopiaDue anni fa, più o meno in questo periodo, una domenica mattina mi fiondo al mercatino della fuffa. Non quello pettinato e leccato per turisti che si fa una volta al mese. No, quell’altro, con le carabattole per terra sui cartoni, a metà tra il raduno dei ricettatori della zona e il mercatino delle pulci. Vado mirata alla ricerca di qualcosa: il banchetto di uno svuotatore di cantine che la settimana precedente mi ha venduto il quaderno di un innamorato respinto di cui vorrei trovare il resto. Se c’è un resto. Non c’è il banchetto questa volta, però. Un po’ scocciata mi aggiro fra gli altri banchi, coperte, cartoni per terra, un po’ qui un po’ là, alla ricerca di qualcos’altro che mi consoli. Poi, appoggiato su una vecchia sedia a dondolo in mezzo ad altri mobili da rigattiere, vedo un volume pesante, tutto sgualcito e lacero. Mi basta un’occhiata. Continua a leggere

Un pugno sul naso

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La storia l’ho trovata a Bergamo dentro un’arruffata eppur meravigliosa miscellanea (1), mentre passo in rassegna migliaia di documenti senza data. E’ una storia di quelle piccine picciò, talmente piccina e meschina da passare inosservata, se non fosse per la tragica evidenza che le dà la protagonista. Uno spaccato d’epoca, più eloquente di un saggio di mille pagine, eppure a suo modo una vicenda universale e paradigmatica.

“Eccellenza, ritrovandomi io Anna Maria Caiselli Mazzoleni, serva umilissima dell’Eccellenza Vostra, nel dopo pranzo di corrente giorno dedicato alla gloriosa memoria di Santo Tomaso Appostolo nella Chiesa parocchiale di Caprino, soffrij per lungo tempo, ch’essendo da altre Signore di quella Terra impedito il Banco di ragione della mia Casa, venisse pure parte di esso occupato da Lucia moglie di Francesco Pellegrini, del luogo di Costa comune di Formorone e di rustica condizione; quando finalmente espostosi il Santissimo Sagramento alla pubblica adorazione, né sapendo io dove collocarmi, Continua a leggere