Tag
Prima ancora di guardarle le ho annusate. L’odore è quello della carta di quegli anni. E’ uguale, proprio uguale all’odore delle pagine dell’Enciclopedia Edizioni Labor di papà, quella che da bambina sfogliavo fino alla perdizione, rapita da ciò che il mondo sembrava contenere.
La carta prende odori diversi a seconda dei secoli e dei luoghi. Ma più dei secoli. Da archivista la saprei datare a occhi chiusi, solo “a naso”. Quella del Quattrocento e Cinquecento è asettica, senza odore né sapore – vedi lo Sforzesco -, saranno i maneggi che ha subito; il Seicento e il Settecento san di polvere e di nobiltà – vedi gli archivi di famiglia che frullo, il Taverna per esempio; l’Ottocento è pesante e nella seconda metà ha un che di plumbeo, inizia la carta industriale, vabbè; il Novecento è sporco per definizione e l’odore è quello di cantina male-aerata e di sciatteria protratta all’ennesima potenza, vedi gli archivi degli enti pubblici e i carteggi privati che mi capita di riordinare. Continua a leggere