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La chiesa non esiste più. Non esiste più dal 1906, quando fu abbattuta dalle maestranze dell’architetto di grido Luca Beltrami per far posto all’imponente sede della Banca Commerciale Italiana. Proprio lì, in piazza della Scala a Milano. Quando si dice il potere dei soldi.

Riccamente affrescata, opulenta, era stata rimaneggiata dal Richini. Un piccolo gioiello del barocco, per lungo tempo in mano a una confraternita di disciplini che si occupavano dell’assistenza ai condannati alla pena capitale e della sepoltura dei cadaveri. La buona morte, appunto.

milano_san-giovanni-alle-case-rotte_3 milano_san-giovanni-alle-case-rotte_2Ridotta a deposito d’archivio comunale nella seconda metà dell’Ottocento, – la confraternita era stata soppressa in epoca teresiana – , depredata e spogliata, la chiesa ha subito un’agonia lenta e un destino tristissimo, come da bestia da macello.

Le fotografie che posseggo – una splendida serie di 44 scatti – sono vecchie stampe dalle lastre che ho ritrovato presso il Civico archivio fotografico di Milano, quando qualche anno fa provai a risalire all’origine del lotto, o meglio all’autore delle foto. Non fu una ricerca lunga: fondo Luca Beltrami e forse – se non ricordo male – qualche altra raccolta miscellanea. Le fotografie restituiscono l’immagine della chiesa quale doveva essere poco prima dell’abbattimento: calcinacci ovunque, impalcature, puntelli e un senso di vuoto come di cosa sospesa nell’eternità dell’ultimo istante. Quello della morte.

milano_san-giovanni-alle-case-rotte_1In questo vuoto mortale gli affreschi risaltano – per paradosso – più vivi che mai, illuminati di sguincio dalla luce che filtra da qualche apertura, da porte ormai mal connesse, dall’aria stessa, carica di polvere. Sono tutto fuor che fotografie tecnicamente perfette, eppure… belle di una bellezza desolante.

A chi possa essere venuta l’idea di ospitarci un archivio, poi, è tutt’altra faccenda. Ma non mi stupisco più di niente. Sul web si trova ancora qualche immagine che mostra lunghe file di faldoni su scaffalature montate tutt’attorno alla navata principale, in intima confidenza con le volte decorate e le pareti affrescate.

E’ curioso il destino delle carte: a volte partecipano, senza saperlo, di grandi bellezze precluse ai più. (Ermis)