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E’ l’8 giugno 1909 quando le fanciulle delle scuole milanesi visitano il monumento equestre a Napoleone III, che si ergeva allora – tronfio e maestoso – proprio in mezzo alla prima corte del Palazzo del Senato. Palazzo che ospitava, come ospita tuttora, l’Archivio di Stato. La data non era casuale: si trattava del cinquantenario dell’ingresso di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III in città dopo la battaglia di Magenta, combattuta il 4 giugno 1859.

Doveva essere una bella giornata, anche se il color seppia della cartolina non permette di apprezzare il blu del cielo, ma non c’è da dubitarne: giornate piene di sole si vedono anche a queste latitudini. Mi colpiscono l’aria di festa, le vesti bianche e svolazzanti delle fanciulle, i grandi cappelli, le signore e i signori eleganti (maestri e maestre?). Dànno un tocco così delicato e gioioso all’insieme austero del glorioso palazzo, che stento a riconoscere il cortile nudo che conosco ora.

Ora il monumento non c’è più, sono scomparse le aiole fiorite ai piedi del basamento e i cortili sono preda – a cadenze fisse – della Milano modaiola delle grandi firme. Sfilate, eventi, cose così. Del resto il palazzo si trova a confinare con il quadrilatero della moda e gli spazi ampi delle due corti, circondate dai colonnati e cariche del peso della storia, sono ambiti. Anche se dubito che chi si infila agli eventi sappia in quale luogo sta mettendo piede.

Mi dà una tristezza infinita ora tutto questo. E mi pesa sul cuore nei momenti in cui rifletto sull’istituzione che mi ha formato. Qualcosa dell’incanto dei lunghi anni passati qui in mille lavori si è rotto: devo essere cambiata io o forse è solo il lento e inesorabile mutare dei tempi. Non riesco ad accettarlo e allora cerco senza sosta in vecchie fotografie, incisioni, cartoline quella balaustra da cui mi sono affacciata tante volte, quei colonnati, quei cortili che ho percorso, appassionata e follemente innamorata di quel lavoro che mi apriva la mente e che mi regalava la scoperta del senso profondo della storia. E’ come cercare un vecchio amore che non si è mai smesso di amare.

asmi_scuole_femminili_versoOh, sì, la cartolina è viaggiata: bella e deliziosa com’è, se non rara almeno poco comune perché non ne ho più viste altre oltre la mia, fu inviata con baci da tale Leopoldo a certe signorine Clara e Cecilia Pagani di Moncalieri, Torino, nell’ormai lontano 7 agosto 1913.  (Ermis)