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nando_alla_zia_rectoQualche foto ogni tanto mi ruba l’anima senza un perché. Questa, per esempio. Formato cartolina, da un giorno di maggio del 1938, Asmara, Eritrea. C’era stato anche mio nonno, quello che non ho conosciuto. L’ho presa in mano, scegliendola da un guazzabuglio di mille altre in uno scatolone, all’aria e al sole di un qualche mercatino. Cordusio, mi pare.

Spiccava: a chi può venire in mente di farsi ritrarre alla scrivania, intenti a scrivere, con un papillon e la giacca e tutto un armamentario da ufficio? Me ne sono innamorata: dell’uomo col papillon, del tampone asciuga-inchiostro, della tavoletta con l’ago infilza-documenti, della tappezzeria un po’ carica e quelle mani ossute in primo piano, sul tavolo lucido.

nando_alla_zia_versoLa fotografia ha un bianco e nero caldo, viene voglia di nascondersi in un angolino e di osservare.

L’uomo è immerso nella penombra. Chissà se si tratta dell’ufficio di qualche impresa italiana nella colonia orgoglio dell’Impero.

Ricordo di aver girato la cartolina sul verso e di essere rimasta un po’ interdetta: “Nando alla sua cara zia con tanta tenerezza”.

Con tanta tenerezza… che curiose, belle parole desuete. Immagino l’anziana zia leggere la lettera del nipote lontano e commuoversi. La fotografia era lì, senz’altro, fra le pagine di un lettera perduta, vergata su carta sottile e azzurrina in bella grafia.     (Ermis)